

In occasione della Giornata Mondiale della Prematurità del 2020 l’allora presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN), Prof. Fabio Mosca, espresse con convinzione l’importanza del contatto pelle-a-pelle e dell’allattamento al seno dei neonati prematuri e ospedalizzati anche in piena emergenza Covid-19. Proprio durante quella delicatissima fase che imponeva restrizioni e distanziamento venne promossa da EFCNI European Foundation for the Care of Newborn Infants e supportata dalla SIN e da tante altre società scientifiche l’iniziativa “Zero Separation”, che avrebbe dovuto rappresentare l’approccio principale nei primi momenti di vita tra madre e neonato ed essere mantenuta e difesa all’interno delle strutture ospedaliere.
“Sostenere la vicinanza dei genitori al neonato significa riconoscerne il ruolo non di visitatori, ma di capacità curante. Con un coinvolgimento precoce della famiglia si rafforzano quelle connessioni emotive fondamentali per lo sviluppo neuro cognitivo del bambino e si determinano effetti positivi sull’esito della salute neuro-comportamentale a distanza.”
Queste le parole del Prof. Mosca all’epoca, ribadite oggi dalla Dott.ssa Stefania Troiani, attuale Direttrice della SC TIN dell’ospedale “Santa Maria della Misericordia” di Perugia e Consigliere Nazionale della Società Italiana di Neonatologia, in vista della Giornata Mondiale della Prematurità 2025. Dal 17 novembre, infatti, la Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale aprirà ufficialmente all’accesso dei genitori in reparto 24 ore su 24.
Come spiega la Dott.ssa Troiani:
“La Società Italiana di Neonatologia da anni si batte per l’apertura delle TIN h24 e per dare la possibilità ai genitori di essere realmente parte integrante delle cure, stando a contatto con i loro piccoli sin da subito e per tutto il tempo che si vuole.
Numerose evidenze scientifiche dimostrano come facilitare l’intervento di mamma e papà contribuisca alla riduzione dello stress, dell’ansia dei genitori e al miglioramento degli outcome per il bambino, tra questi la riduzione della degenza, l’aumento della velocità di crescita, l’aumento dell’allattamento al seno e migliori punteggi nelle scale che valutano lo sviluppo neurocomportamentale.
Le TIN come la nostra sono reparti di eccellenza nel trattamento dei bambini anche gravemente prematuri, con la disponibilità di attrezzature all’avanguardia come ventilatori meccanici, termo culle e sistemi di supporto e di monitoraggio avanzati, ma anche, e sempre di più, di professionisti attenti e preparati a prendersi cura della crescita e dello sviluppo complessivo del neonato e della sua famiglia.
Ed é proprio in questa direzione che vanno i progetti di miglioramento del reparto, in cui si prevede sempre maggiore attenzione agli aspetti legati all’ambiente, alla famiglia ed alla relazione genitore-bambino. Alla luce di ciò è facile comprendere l’importanza che ha per noi ogni progetto che metta al centro dell’attenzione l’ambiente del neonato prematuro e in questo caso la promozione dell’apertura del reparto h24.
Tuttavia vi dico che l’adozione e l’applicazione di queste novità in un reparto di terapia intensiva neonatale è tutt’altro che semplice, poiché comporta necessariamente un cambiamento del tipo di assistenza che viene offerta al piccolo paziente, anzi per meglio dire una “rivoluzione” del lavoro: si promuove infatti un’assistenza non più basata, come quella fornita finora, sull’esecuzione di compiti ( cosiddetta “task-based”) ma un’assistenza centrata sulla relazione e sulla comunicazione con il neonato e la sua famiglia (“relationship-based”) e un’assistenza basata sul concetto di “Family Center Care”.
La realizzazione di questo cambiamento, ossia l’implementazione di un’assistenza relationship-oriented, richiede di possedere le motivazioni e le competenze necessarie per accompagnare il neonato nel suo percorso evolutivo e sostenere la sua famiglia in questo tragitto, sapendo coniugare imprescindibili aspetti tecnico-scientifici con aspetti emozionali relazionali.
Voglio concludere dicendo che noi tutti crediamo molto in questi miglioramenti e ci stiamo lavorando in molti sensi, abbiamo lavorato innanzi tutto su noi stessi come team, sulla nostra motivazione, sulle capacità di collaborazione e comunicazione efficace, abbiamo speso energie in formazione specifica, ma abbiamo ancora tanto da fare, tanti altri progetti da realizzare e stiamo procedendo con convinzione verso il grande cambiamento che sarà il poter passare dal curare i nostri piccoli pazienti al prenderci cura di loro e delle loro famiglie.”